La pandemia globale da Coronavirus sta impattando su ogni settore. Anche il mercato dell’e-commerce è stato colpito e modificato dall’impatto del virus.
Siamo stati tutti chiusi in casa per mesi e ci viene da pensare che ci siamo riversati tutti sugli store online per fare acquisti di ogni genere. In quest’ottica pensiamo anche che le imprese abbiano aumentato il fatturato, ma non è così, o meglio non tutti i settori hanno registrato impatti positivi. La maggior parte ha lamentato delle perdite.
Alcuni dati
Dal report E-commerce Italia 2020 di Casaleggio Associati emerge che il 54% delle aziende e-commerce italiane intervistate ha visto calare il proprio fatturato a causa del Coronavirus. Solo il 21% di esse ha registrato un impatto positivo. Coloro che hanno perso fatturato lo hanno dimezzato, in particolare si registra un -54%. Tra questi i settori a soffrire di più sono quelli della Moda e Abbigliamento, Casa e Arredamento e del Turismo.
Le aziende che, invece, hanno aumentato il fatturato, faticano a stare dietro al numero di ordini giornaliero che ricevono. Questi hanno registrato un incremento medio del 96%. Tra questi troviamo il settore dell’intrattenimento online e la formazione. Quelli che ne hanno beneficiato maggiormente risultano essere i negozi di alimentari online, che da soli hanno avuto un incremento del 300%.
Per le aziende operanti in questi settori, però, non è stata una passeggiata. Hanno registrato diversi problemi riguardanti principalmente la logistica, l’approvvigionamento di scorte e la gestione dello smart working.
L’intrattenimento online
Netflix, a febbraio ha registrato un picco di aumento del 12%, e un aumento del 6% a marzo. Il numero di utenti che, prima della pandemia, si aggirava a 167 milioni ha avuto un incremento di 7 milioni. Per alleggerire la rete, invasa da milioni di utenti, Netflix e YouTube hanno deciso di ridurre la qualità dei loro video in Europa. Questo consentirà anche una riduzione del consumo dei dati degli utenti di circa il 25%.
GDO e Food Delivery
Le aziende del settore alimentare hanno avuto non poca difficoltà nel gestire la crescente richiesta. Con il problema dell’approvvigionamento di scorte hanno dovuto limitare l’acquisto per persona di alcune categorie di prodotto considerate più deboli. Alcuni supermercati, invece, si sono inventati delle code virtuali nello store online, come ha fatto ad esempio Carrefour.
I siti di alcuni supermercati sono sati presi d’assalto ed era impossibile provare ad accedervi o caricare le pagine, come quello di Esselunga. Nella fascia oraria tra mezzanotte e le 2/3 di mattina, ore in cui venivano ricaricati gli stock di merce e aggiunte fasce orarie disponibile per la consegna a casa, era impossibile utilizzare il sito. I pochi fortunati che riuscivano ad accedervi faticavano a trovare consegne disponibile e nel caso in cui le trovavano le prime disponibilità risultavano essere dopo due settimane.
Oltre al problema della gestione dei siti online e degli ordini, si è aggiunto quello delle spedizioni. In alcuni comuni era vietato recapitare pacchi, per ordinane regionali.
Altro settore che ha beneficiato della situazione è il food delivery, soprattutto per quanto riguarda traffico e ordini effettuati dallo smartphone.
Nuovi modelli di business
Quelle aziende o negozi che pensano di tornare alla normalità e fare lo stesso business di prima dello scoppio della pandemia, si sbagliano.
Devono iniziare a pensare a delle soluzioni concrete per migliorare le esperienze di consumo dei clienti. Questi si abitueranno a nuovi tipi di servizi e di relazioni con le aziende. Analizziamo ora quali sono i possibili nuovi modelli di business che si andranno a delineare.
Definizione della presenza online e ampliamento dei canali di vendita
In questo caso è da sottolineare come in Italia sono ancora molti i negozi che non hanno presenza online, sotto forma di sito internet o profilo sui social. In questi mesi abbiamo assistito a un aumento di store online che hanno traslato sul digitale la presenza di store fisici.
Nelle ultime settimane anche Instagram e Facebook hanno cercato di agevolare e incentivare i negozi e i piccoli business locali a creare un proprio catalogo prodotti online. Infatti questi social network hanno inserito la funzione shop che permette ai clienti di acquistare prodotti direttamente all’interno della piattaforma o di essere reindirizzati al sito online del negozio.
Altri player, che già erano in possesso di un negozio online, hanno optato per ampliare i propri canali di vendita, gestendo il processo autonomamente o affidandosi a piattaforme di supporto. Un esempio di azienda che ha optato per queste strategie è stata Gismondi 1754, azienda di gioielli genovese, ha lanciato il suo sito e-commerce, e ha ampliato la propria distribuzione e vendita tramite altre piattaforme come Net-a-Porter, Gallerie la Fayette e Farfetch.
Integrazione store nello stock
Come detto precedentemente uno dei problemi che le aziende si sono trovate ad affrontare è stata la gestione delle scorte e del magazzino. A questo proposito una strategia da adottare può essere quella di integrare le capacità di gestione delle vendite con i magazzini disponibili su tutto il territorio italiano, che risultano essere i negozi chiusi.
Chi riesce a portare avanti questa strategia potrà gestire le spedizioni in modo più rapido e risulteranno anche meno costose, con più facilità nelle consegne degli ordini locali e nella vendita dei prodotti in store.
Un esempio è Nonna Isa, brand sardo del settore alimentare, che ha aperto 6 nuovi punti vendita abilitati all’e-commerce e alla consegna a domicilio.
Ampliamento del target o del business
In questa prospettiva, come sappiamo, i bisogni dei clienti e le loro esigenze cambiano e quindi le aziende devono essere in grado di ricalibrare i prodotti venduti e modificare il target o i servizi, oppure semplicemente ampliarli. Questo è quello che ha messo in atto FrescoFrigo a Milano. Un’azienda che produce distributori automatici con prodotti freschi a salutari negli uffici. In queste settimane ha deciso di installare numerosi frigoriferi smart anche in alcuni appartamenti a Milano con all’interno prodotti come pane, formaggi, salumi, ortaggi, latte…
Riconversione dei prodotti per uso sanitario
Durante le prime settimane sono molte le aziende che hanno deciso di riconvertire la propria produzione per prodotti sanitari o mettere a disposizione i propri spazi o il proprio personale per aiutare altre aziende.
Esempi in questo campo sono Calzedonia, che si è dedicata alla produzione di mascherine e camici; distilleria Ramazzotti che ha iniziato a produrre igienizzante per le mani o Ferrari che ha messo a disposizioni della Siare Engeneering i proprio spazi e il proprio personale per la produzione di respiratori.
Promozione del brand
Alcuni brand sono stati in grado di investire tempo e risorse per dialogare con i propri clienti, coinvolgerli con campagne mirale. L’obiettivo è quello di andare a fidelizzare il cliente e così rafforzare il brand. La maggior parte delle strategie messe in atto in questo caso include l’utilizzo dei social media. Le aziende che sono riuscite a sfruttare molto bene i vantaggi dei social network sono quelle del settore fitness, rendendo le palestre digitali.